Proteggere gli edifici dai fulmini: come prevenire possibili danni.

In base ai dati forniti dal Sirf, il Sistema Italiano di Rilevamento dei Fulmini, sul territorio del nostro Paese ogni anno cadono circa 750.000 fulmini.

La loro pericolosità è nota a tutti, in quanto possono portare a causare gravi danni incidenti, sia quando colpiscono direttamente le persone che nel caso in cui, ad essere interessati dai fulmini, siano gli edifici. Tra gli effetti indiretti dei fulmini possono essere ricordati gli incendi e la caduta degli alberi che si trovano nei pressi degli edifici.

L’importanza della prevenzione

Per tale motivo, è fondamentale adottare degli specifici interventi che possano dimostrarsi efficaci in via preventiva.
Nel caso in cui, all’interno di un edificio si svolga un’attività d’impresa, un ulteriore rischio è quello di danneggiare le attrezzature presenti, evento che può portare ad un fermo macchina, dannoso a livello economico. Inoltre, potrebbe verificarsi un danneggiamento, sia completo che parziale, dell’impianto elettrico.
In particolare, per quanto riguarda la protezione delle apparecchiature, le tecnologie utilizzate abitualmente sono in grado di garantire un certo livello di immunità alle sovratensioni, anche se questo avviene entro un limite ben determinato.
Superato, anche di poco, questo livello, possono verificarsi dei malfunzionamenti; se, invece, i valori sono particolarmente alti e l’evento si verifica ripetutamente, il rischio è di incorrere in guasti permanenti.
A volte, inoltre, un’apparecchiatura danneggiata può causare, a sua volta, fenomeni gravi come gl incendi.

Gli scaricatori (SPD)

Per poter contare su una maggiore affidabilità degli impianti elettrici domestici, e su una loro più efficace protezione dai fulmini, la norma CEI 64/8 con la Variante 3, in vigore dal 1 settembre 2011, ha previsto l’installazione di appositi scaricatori di sovratensione (SPD), anche all’interno del quadro principale delle unità residenziali.
Gli SPD presentano l’innegabile vantaggio di essere facili da installare e, rispetto ad altri sistemi, risultano più economici. Hanno la possibilità di essere aggiunti all’interno di un impianto preesistente, garantendo un perfetto funzionamento se installati in modo corretto.
Sul piano pratico, gli SPD si presentano come degli interruttori, posizionati in parallelo rispetto alla linea elettrica che si trovano a dover proteggere.
Nel caso in cui si verifichi una sovratensione, la loro elevata impedenza riesce a diminuire verso valori bassissimi, drenando la sovratensione stessa verso terra e, in tale modo, proteggendo la linea.
Una volta che la sovratensione sarà terminata, torneranno a rappresentare un interruttore aperto. Ad ogni modo, chi sceglie di affidarsi agli SPD (sia dotati di fusibile che senza), deve necessariamente ricorrere a dei modelli che possano fornire segnali sul loro stato. Se dovesse verificarsi un guasto ad un SPD, ma questo non venisse segnalato, l’impianto continuerebbe ad operare senza alcun problema, ma non risulterà più protetto. Alla prima scarica pericolosa, pertanto, il sistema sarebbe esposto a rischi.

Per gli edifici con impianto fotovoltaico

Per quanto riguarda gli edifici dotati di impianto fotovoltaico, anche questi ultimi prevedono una tensione massima; fino a tale limite l’impianto riesce a funzionare senza presentare anomalie ma, una volta oltrepassato, il rischio di danneggiamento è elevato.
Nel caso di impianti fotovoltaici, non sono pochi coloro che ritengono il rischio di essere colpiti dai fulmini ancora più elevato; questo in quanto si tratta di impianti dislocati normalmente sulla parte più alta dell’edificio. Occorre comunque considerare che, quando tali impianti aderiscono ottimamente alla superficie dell’immobile, non alterandone in modo significativo la sagoma, non aumentano la percentuale di rischio rispetto ad un comune edificio.

Il parafulmine

D’altro lato, anche quando un fulmine si limita a cadere nelle vicinanze dell’impianto fotovoltaico è in grado di causare danni. Esaminando la fulminazione diretta di un impianto fotovoltaico, nel caso in cui quest’ultimo alteri la sagoma originale di un edificio l’adozione di un sistema di prevenzione come l’LPS (ossia il parafulmine) è fondamentale.
Questo purché l’impianto fotovoltaico sia contenuto all’interno della zona protetta dal parafulmine. Inoltre, è opportuno che l’impianto e l’LPS non siano posizionati in uno spazio ridotto, per evitare che possano verificarsi delle scariche pericolose dall’uno all’altro.
Se lo spazio a disposizione non consente di rispettare le distanze minime, fare ricorso al Surge Protective Device. Per quanto riguarda la fulminazione indiretta, quest’ultima può portare alla generazione di correnti che, a loro volta, danno luogo ad un campo magnetico in grado di indurre una tensione nelle spire attraversate. Per prevenire il rischio, il consiglio è di realizzare i collegamenti tra i moduli dell’impianto voltaico in modo da ridurre al minimo le spire e, allo stesso momento, di far sì che la spira risulti spezzata; questo porterà a ridurre l’effetto indotto da una spira sulle altre.
Pur essendo questa una buona soluzione, molte volte non viene adottata, rendendo gli impianti eccessivamente sensibili ai fulmini.

Nel caso in cui, nonostante le protezioni adottate, un edificio (di qualsiasi tipologia) dovesse rimanere danneggiato da un fulmine, occorrerà far tesoro dell’esperienza per adottare le adeguate contromisure.

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